martedì 13 maggio 2008

Discorso di Tabacci alla camera

Intervento odierno di Bruno Tabacci alla Camera dei Deputati alla presentazione del Governo Berlusconi quater:Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, le riconosco garbo e gentilezza, ma ciononostante le debbo spiegare perché non posso votarle la fiducia. Infatti, sono parte di una opposizione minoritaria di centro che lei in fondo fatica a riconoscere, perché pensa di rappresentarla. Forse preferisce quella ombra di Veltroni.Lei passerà alla storia per aver superato l'impianto parlamentare della nostra democrazia, facendoci però correre il rischio di una deriva un po' sudamericana. Un sistema presidenziale senza contrappesi istituzionali: questo è il suo nuovo parlamentarismo, già sperimentato in questi anni con l'elezione diretta dei presidenti delle regioni. Invito i colleghi ad andare ad accertare come si svolge il processo legislativo all'interno delle assemblee regionali: si esalta la funzione di governo e la funzione legislativa diventa ornamentale. Questa è la sua dialettica istituzionale.Per questo oggi, forte del risultato elettorale, riconosce finalmente il ruolo del Capo dello Stato e ribadisce la subalternità del Parlamento rispetto al suo Governo e, magari, si sceglie pure l'opposizione.Io mi inchino rispetto al risultato elettorale, ma rivendico il dovere di segnalare la vera natura del suo Governo. Il suo discorso di oggi è stato indubbiamente abile, glielo riconosco. Ma noi la conosciamo altrettanto bene. In questi quattordici anni, il Paese, invece di andare avanti, è purtroppo andato indietro, non è cresciuto, ha perso speranza, si è attorcigliato nelle corporazioni, ha creduto più nella furbizia, che nel senso del dovere e della responsabilità.Leggendo il suo programma di Governo - non quello che lei ha rappresentato oggi, che era un discorso carico di abilità parlamentare -, si vede la mano di Tremonti, emerge un rigurgito di colbertismo: più Stato per difenderci dalla globalizzazione. Si offre protezione. È il pensiero debole degli amici leghisti, i quali hanno fra l'altro hanno invece delle opinioni molto aggressive in altri campi: più quote e dazi per difendere le nostre produzioni dalla concorrenza asiatica. Tutto ciò si salda con il suo stile gentilmente monopolista.Tuttavia, l'Italia ha bisogno di uno Stato più forte per battere le corporazioni e le rendite diffuse, creando più concorrenza. Non si tratta certo di sostituirsi al mercato, ma di esaltare la sua funzione di misuratore di efficienza, per creare risorse da destinare ai più deboli. Si ripropone anche nel programma uno scetticismo pericoloso nei confronti dell'Europa. Se non fossimo stati stimolati dall'Europa, saremmo ancora più un fanalino di coda e quel poco di concorrenza che c'è in Europa la si deve alle iniziative di Bruxelles e alla positiva esperienza del commissario Monti sul versante dell'apertura ai mercati.Per fortuna abbiamo l'euro in tasca, altrimenti correremmo il rischio jugoslavo. Ma se il nuovo Berlusconi non avesse perso né il pelo e né il vizio e fosse rimasto quello del 1994, cioè un finto liberalizzatore, un po' monopolista (Crozza direbbe: ma anche monopolista), deciso a difendere lo spazio degli interessi particolari con le unghie e con i denti, contagiando su questa strada magari anche l'idea del Governo ombra, vorrebbe che il duopolio dell'informazione televisiva diventasse il canovaccio del bipartitismo all'italiana. Berlusconi venda una rete Rai e tolga il tetto e il canone e apra il mercato pubblicitario come si deve!Non è un caso se sull'altro fronte il programma di Veltroni e del Governo ombra per molti aspetti appare analogo o copiato, come direbbe lei. Ecco perché c'è bisogno di un centro riformatore che spieghi agli italiani che senza riforme strutturali non si va da nessuna parte. Questo dovrà fare l'Unione di Centro sul piano parlamentare.Lei cerca di rassicurare il suo blocco sociale con la protezione, così, invece di prospettare al Paese una fase coraggiosa, ne prospetta una difensiva.Quando l'Italia ha adottato quelle politiche, si è ritirata dalla sfida mondiale; l'esempio della FIAT è emblematico: quando chiedeva protezione è uscita dal mercato, quando ha accettato la regola del mercato è diventata un elemento di raffronto della moderna politica industriale. Ora, per fortuna, vi è un tessuto solido di imprese che ha scelto di rischiare nella competizione mondiale: è questa la grande speranza! Il diritto di crescere economicamente e socialmente è unitamente connesso al dovere di rischiare e di mettere in discussione le nostre presunte certezze.Ora, lei indica la necessità di avere ottimismo e di dimostrare uno spirito di missione, ma più che dell'usato sicuro della furbizia abbiamo bisogno del nuovo, costruito sul sacrificio della sfida, dell'innovazione e della responsabilità personale.Io, pur non votandole la fiducia, giudicherò il suo Governo dalle questioni concrete. Il caso di Alitalia - che lei oggi ha sorvolato - è un elemento che non può non creare un grande imbarazzo: lei ha affermato che, da un lato, non la vuole svendere, dall'altro, non la vuole ripubblicizzare, ma Alitalia deve essere risanata; il prestito ponte a cui ha fatto riferimento avrebbe avuto una sua ragione di essere se fosse stato legato a una richiesta di amministrazione straordinaria da presentare in Europa ai sensi della cosiddetta legge Marzano, così come si è fatto per il caso Parmalat. Ciò avrebbe reso possibile una ristrutturazione industriale, togliendo il potere di veto alle nuove sigle sindacali che oggi ancora dominano Alitalia.Riguardo alla sicurezza e all'immigrazione, non vorrei che quello che state proponendo fosse un manifesto: il reato penale di immigrazione clandestina va messo in connessione con il reato penale di organizzazione del lavoro sommerso; non si sfugge da questa regola (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico)! Quando in un Paese vi sono 3 milioni e 500 mila lavoratori in nero, di cui tre quarti sono extracomunitari, a nessuno è consentito di tenerli a lavorare in nero, pagandoli quattro euro all'ora e, magari, alla sera di andare al bar a pontificare sul perché dobbiamo liberarcene! Ma liberarci di cosa? Se questi lavoratori se ne andassero, l'economia sarebbe in ginocchio ilPag. 40giorno dopo! Quindi, non scherziamo su tali questioni; separiamo il tema della sicurezza (per cui i delinquenti vanno messi in condizione di non nuocere) dalla demagogia intorno alle problematiche del lavoro.E così sull'ICI, le tasse e il federalismo fiscale. Lei ha fatto un accenno al problema dell'evasione, ma in questi anni, in alternanza Visco e Tremonti, non hanno neppure lontanamente scalfito tale evasione: il 30 per cento dell'economia italiana è in nero e le attività quotidiane sono prevalentemente in nero. Se non si introduce il principio del contrasto di interessi - non un finanziere sulla testa di ognuno di noi! - è impensabile che si riesca a incidere su quella montagna di sommerso che è all'origine della riduzione della base imponibile del Paese, se la base imponibile del Paese determina condizioni di ricchezza che vanno a danno dei più e provoca un allargamento delle fasce di povertà.La vorrò vedere all'opera sulle liberalizzazioni e sul nuovo capitalismo municipale. Ho letto delle interviste un po' preoccupanti al Ministro dell'interno sul neostatalismo localista: cosa vuol dire? Vuol dire che ciò che si è privatizzato al centro, ora si ripubblicizza in periferia? Che senso ha che province e i comuni gestiscano le autostrade: lo fanno come lo fanno i Benetton, sono dei nuovi monopolisti. È questa la logica con cui si pensa di affrontare il nodo del capitalismo locale?Riguardo alle riforme istituzionali e alla legge elettorale: non vada avanti sulla strada di questo schema bipartitico, potrebbe essere un elemento sul quale inciamperà!Quando in una realtà economica e sociale come la nostra i migliori rendimenti sono conseguiti grazie a posizioni di rendita, dovute a regolazioni restrittive, a privilegi clientelari, all'evasione fiscale, alla corruzione o alle relazioni politiche, possiamo aspettarci che aumentino gli investimenti per padroneggiare e perfezionare abilità e competenze che producono i più abili speculatori, mediatori, lobbisti, evasori e corruttori.Come mai nel tessuto del Paese non c'è la tendenza a mettere in un angolo, ad esempio, coloro che si sono arricchiti attraverso la strada dell'insider trading, ma è anzi diventato un gesto di furbizia? Chi ha fatto i soldi aggirando la legge o facendo un uso strumentale di informazioni riservate, magari di società quotate, è diventato un furbo, un esempio da seguire,Pag. 41un elemento al quale guardare con una sorta di ammirazione. Questo è il Paese che non voglio e che ha di sé un'idea sbagliata.La sua missione sarebbe quella di ripristinare l'equilibrio tra diritti e doveri, ma per farlo occorre la credibilità necessaria.Mi permetto di avvertirla con la stessa gentilezza con cui lei ha parlato: non le basterà guardare a sinistra, non sarà sufficiente riconoscere il ruolo di Veltroni (lo affermo senza nessuna invidia). Dovrà cambiare il passo in maniera radicale rispetto agli altri sei anni dei suoi Governi (non è per la prima volta, infatti, che lei è alla guida di un Governo). Se lei farà bene - lo vedremo - noi glielo riconosceremo e lei potrà dar colpo alla spina nel fianco di cui è riuscito a liberarsi. Se invece andrà male - e mi dispiacerebbe molto per il mio Paese -, forse la spina nel fianco avrà avuto ragione e si aprirà una fase diversa.(Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni).

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