domenica 30 marzo 2008

L’amaro anniversario dell’ANFFAS

Questa è la politica sociale italianaIl 30 marzo 2008, nelle principali piazze italiane l’Anffas festeggia i suoi 50 anni di vita, donando una rosa blu.Sono dunque cinquanta gli anni trascorsi dal momento in cui, i familiari di portatori di Handicap, si misero insieme per aiutarsi a fronteggiare le difficoltà che tocca affrontare quando si ha un figlio disabile.Abbiamo titolato che si tratta di un amaro anniversario perché c’è poco da festeggiare, quando dei cittadini, già penalizzati dalla sorte, si trovano a dover supplire alle persistenti mancanze dello Stato.Gli anniversari servono anche per riflettere sul perché delle cose. Sono ormai moltissime le associazioni di volontariato che sono sorte ed agiscono per sopperire alle gravi mancanze delle Istituzioni nazionali e locali che, continuano a non dare attuazione a quanto sancito dalla Costituzione della Repubblica italiana. Ed è assurdo che ci sia la necessità di ricordarglielo, che si sia, ancora oggi, dopo 50 anni costretti a supplicare per avere il rispetto di un diritto sancito dalla legge fondativa di questa Repubblica. E, allora, andiamolo a leggere l’articolo 3 della Costituzione:Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Questo sancivano i padri della Repubblica. Ancora oggi, leggere questo articolo della nostra Costituzione, ci riempie di orgoglio per essere cittadini italiani. Dobbiamo però registrare che, ancora oggi, l’applicazione di quei principi è disattesa e, associazioni come l’Anffas sono sorte e continuano ad operare con grande difficoltà proprio per svolgere una funzione di supplenza che non doveva avere ragione di esistere.I cittadini devono sapere che lo Stato, tramite l’Inps, si limita ad erogare ad una persona con gravi disabilità, un assegno mensile di 250 euro e che, per ottenerlo deve dimostrare di non avere redditi la lavoro e di essere iscritta nelle liste speciali di collocamento, come se quelle liste servissero a qualcosa. Dunque, per lo Stato italiano, un cittadino, inabile al lavoro, dovrebbe vivere con 250 euro al mese, non solo, alla morte dei suoi genitori non avrà diritto alla pensione di reversibilità, anche se gli viene riconosciuta una disabilità del 99%.
La sicurezza la si propone, permettendo ai cittadini di avere un adeguato reddino che permetta ad essi di vivere dignitosamente.

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